Stagione 1988/89

La Virtus è ancora in B1 e si affida ancora alla guida di Ninni Gebbia e Antonio Bocchino. In cabina di regia Sandro Santoro è sostituito dal funambolo friulano Sandro Bortolot. Peppe Cassì si conferma come uno dei migliori tiratori del campionato, a dispetto di un fisico assolutamente nella norma. La squadra riesce ancora nel miracolo e si salva. A fine stagione lasciano Ragusa Cassì, che approda a Trapani a livello superiore, coach Bocchino, che a soli 25 anni diventa capo allenatore in B2 a Battipaglia. Al suo posto come assistente di Gebbia arriva Pippo Borzì, che in seguito ricoprirà anche il ruolo di capo allenatore. Abbandonata la categoria cadetti, disputo uno strano campionato juniores, nel quale rendiamo tutti molto meno di quanto avremmo potuto. Le differenze tecniche e fisiche iniziano già a farsi sentire: del nostro gruppo '71 solo Giorgio Vitale dimostra di essere competitivo per un impiego stabile in prima squadra. Dietro ci sono i giovani del '73 e anche del '75 che cominciano a scalpitare, e per molti di noi è alle porte l'esame di maturità, e a seguire l'importante scelta universitaria. La mia riguarda la facoltà di ingegneria al Politecnico di Torino, distante da Ragusa ben 1693 chilometri, che percorro interamente per la prima volta il 30 settembre 1989, ancora minorenne per qualche giorno.

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  Stagione 1987/88

La Virtus è in B1, con la conferma di Ninni Gebbia come coach e Antonio Bocchino come assistente. Rispetto alla squadra che ha vinto la B2, al nostro roster si sono aggiunti il playmaker 22enne brindisino Sandro Santoro, in predicato di vivere una grande carriera a Reggio Calabria, come playmaker prima e come dirigente in seguito, il friulano Andrea Pascolo e il calabrese Peppe Mallamace come ala piccola e ala grande. A completare il quintetto un migliorato Freddy Passarelli vicino a canestro e il "Galis di Sicilia", Peppe Cassì. Ricordo ancora le sedute estive di preparazione atletica, condotte sull'ampia spiaggia di Playa Grande, e condotta dal romano Roberto Colli, con il quale coach Ninni Gebbia collaborava in quel periodo. Il programma prevedeva partita a calcetto a piedi nudi sulla sabbia soffice e poi massacrante lavoro di gambe sott'acqua. Un impietoso calendario ci regala un esordio stellare contro una neo-retrocessa dalla serie A2: la Stefanel Trieste di coach Boscia Tanjevic, che sotto canestro schiera i 218 centimetri del 19enne Davide Cantarello, insieme a giocatori del calibro di Procaccini, Pilutti e Sartori. Ricordo ancora quel pomeriggio al palazzetto: noi delle giovanili entravamo un'ora e mezza prima della partita, per piazzarci nella nostra tribunetta per fare il tifo. Cantarello ci passa accanto per andare a cambiarsi: io 218 centimetri tutti appartenenti alla stessa persona non li avevo mai visti... Come in tutte le migliori favole, quella sera arriva il lieto fine: Ragusa batte Trieste dopo una partita memorabile. L'entusiasmo accumulato quella sera darà forza a squadra e tifosi per tutto il campionato, al termine del quale arriva una sofferta salvezza. La Stefanel di Tanjevic, strafavorita alla vigilia, arriva solo terza, mentre a vincere il campionato è la Glaxo Verona allenata da coach Dado Lombardi, il compianto tiratore Claudio Malagoli, Pino Brumatti in guardia e Lino Lardo, oggi apprezzato coach in serie A, come playmaker. Il nostro gruppo giovanile continua a fare eccellenza e prendere mazzate. Eccellenza e mazzate. Mazzate ed eccellenza. Noi del '71 soprattutto mazzate, anche fisiche: i miei deltoidi in quel periodo si gonfiavano facilmente, non per il sapiente lavoro di pesi proposto dal prof. Colli, ma perchè erano il bersaglio preferito di Peppe Mallamace, prima e dopo ciascuno degli allenamenti che facevo con la B1. Era il suo modo orginale di dimostrarmi il suo affetto. La stagione 1987/88 resterà negli annali della mia carriera cestistica: per la prima e forse ultima volta nella mia vita, mi sono messo a difendere! Ricordo una memorabile partita Cadetti, contro l'Amatori Messina del temibile playmaker Peppe Viena, in seguito approdato anche a Ragusa. Quando coach Bocchino nel discorso prepartita diede le marcature, e assegnò a me la marcatura di Viena, rimasi esterrefatto: fino all'anno prima non mi avrebbe affidato nemmeno la difesa su "Francuzzo", tenerissimo tifoso virtussino. Chi è ragusano e ha vissuto quegli anni sa bene a chi mi riferisco. Viena combinò molto poco, io giocai bene anche in attacco (tre triple), e vincemmo la partita.

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  Stagione 1986/87

Coach Ninni Gebbia smette di giocare e assume la guida tecnica della prima squadra, in serie B2. Chiama a Ragusa un suo giovane collega, conosciuto al corso allenatori di Morbegno, il 22enne Antonio Bocchino, con l'incarico di assistente della prima squadra e allenatore del nostro gruppo cadetti, con pochi giocatori del '70 e tanti del '71. Per la prima squadra è una grande stagione: i fratelli Enrico e Peppe Cassì, oggi noti avvocati rimasti a vario titolo nell'ambiente del basket, ricoprono efficacemente gli spot di playmaker e guardia. Completano il funambolico Peppe Papa come ala piccola, il gigante lombardo Giovanni Stelluti e "Freddy" Passarelli. Ed è promozione in serie B d'eccellenza. Partecipiamo per la prima volta ai campionati di eccellenza nelle categorie Cadetti e anche Juniores. La Virtus ha solo 6 juniores, dei quali 2 sono fissi in prima squadra, quindi almeno 4 cadetti sono sempre coinvolti nel campionato juniores. Giochiamo contro squadre del calibro di Trapani, storica rivale della Virtus, e della Viola Reggio Calabria, vero punto di riferimento cestistico per l'intero sud Italia. Con gli juniores fu memorabile una trasferta a Reggio Calabria: 5 ore sotto la pioggia in un pullmino da 13 posti. Siamo in ritardo e ci cambiamo sul mare, mentre il traghetto sullo stretto di Messina trasporta il nostro pullmino mosso dalle onde. Sappiamo già cosa ci attende: i reggini di coach Gaetano Gebbia sono troppo più forti di noi, anche se sicuramente non schierereanno Attruia (2 anni più vecchio di me) e Tolotti (4 anni più vecchio di me e schierabile come fuori quota), impiegati due giorni prima da coach Tonino Zorzi in serie A: ce ne danno 40 anche senza quei due. Arriviamo al "Botteghelle" in ritardo, corriamo nello spogliatoio ma buttiamo un occhio in campo, giusto per scorgere Attruia e Tolotti in divisa che si stanno scaldando... Entro sul meno ...anta a 3 minuti dalla fine. Al compagno che esce dal campo chiedo innocente: "Chi marco?" e lui: "Attruia". Cominciamo bene! C'è subito rimessa per la Viola nella metà campo difensiva reggina. Mi faccio coraggio, forte della mia "freschezza" e assumo una perfetta posizione d'anticipo sul noto playmaker neroarancio. "Almeno faticherà un po' prima di ricevere" pensavo tra me e me. L'arbitro consegna la palla, giusto il tempo di tirare su i calzoncini, peraltro già alti per la moda del tempo, e Attruia scompare magicamente dalla mia vista, per materializzarsi sotto il mio canestro, dove riceve un passaggio baseball e realizza. Nemmeno a Star Trek erano così veloci con il teletrasporto! Prendiamo la nostra bella batosta, e ci apprestiamo a tornare a Villa San Giovanni, per riprendere il traghetto, farci le nostre 5 ore di viaggio verso Ragusa: poche ore dopo mi aspettavano matematica, latino e amenità simili. Faccio anche una timida apparizione in prima squadra, ma solo per merito del regolamento della Coppa Sicilia, che prevede 4 giovani a referto di cui 2 sempre in campo. Essendo in B2 e giocando contro squadre di serie C o D, è abbastanza agevole il nostro inserimento. Sul campo di Alcamo (squadra di serie D) i senior riescono perfino a farmi segnare 6 punti, e con la scusa del festeggiamento, a cena mi riempiono di vino bianco, che da metà cena in poi non distinguo più dall'acqua gasata, con ilarità generale.

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  Stagione 1985/86

I pochi ragazzi del '70 vanno con il '69, mentre coach Ninni Gebbia continua a seguire noi del '71. Il nostro gruppo promette bene, stravinciamo a livello provinciale anche per assenza di avversarie all'altezza, ma prendiamo sonore batoste appena mettiamo piede fuori dalla regione o anche solo dalla provincia. Notevole fu la sconfitta con 60 punti di scarto rimediata nell'aprile dell'86, a pochi metri dal carcere dell'Ucciardone di Palermo, dove proprio in quei giorni si svolgeva il maxi processo alla mafia. In una città blindata, con camionette dell'esercito ad ogni incrocio, i rosanero palermitani (mai vista fino a quel momento una divisa con quei colori!) ci inflissero una sconfitta di 60 punti, pari allo scarto minimo con il quale solitamente vincevamo in provincia... Con la strigliata di coach Gebbia nell'immediato dopo partita, capimmo molte cose. La prima squadra, allenata dal lombardo Manuel Campiglio, lottò ai vertici del campionato di C1 (ex serie C unica), dovette cedere il primato alle Forze Armate, ma si piazzò in posizione utile per accedere direttamente al campionato di serie B2, di nuova istituzione.

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  Stagione 1984/85

La fine della scuola media (estate 1984) coincide con un evento traumatico in casa Virtus Ragusa. Coach Sgarlata e il suo assistente D'Asta vanno via e fondano una nuova società, dal nome prevedibile: Fortitudo Ragusa. A Ragusa (serie C unica) arriva il coach abruzzese Mimmo Trivelli, mentre a Ninni Gebbia, playmaker e capitano della squadra, viene affidata la guida del gruppo giovanile '70/'71, coadiuvato da Giorgio Guastella e saltuariamente anche da Riccardo Sbezzi, oggi famoso più come procuratore che per i suoi trascorsi da aiuto allenatore. Il 1984 è anche l'anno in cui a Ragusa è attivo il nuovo palazzetto di via Zama, inaugurato ufficialmente due anni dopo, con una novità sconvolgente: un nuovo arco, a sei metri e venticinque dal canestro, definisce la zona di tiro da 3 punti: diventa la mia droga, della quale ancora oggi porto segni indelebili.

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  Stagioni 1981/82 - 1982/83 - 1983/84

Nei tre anni della scuola media entro nel gruppo sportivo promosso dal professor Turi D'Asta, una sorta di leva per la Virtus, di cui il prof. D'Asta è assistente del prof. Sgarlata in campionati vincenti di serie C, quando sia la B e la C erano rispettivamente terzo e quarto campionato italiano, dopo la A1 e la A2. Il gruppo è in gran parte composto da ragazzini del '70, e io, che sono un anno avanti a scuola, faccio il campionato con loro. Le mie statistiche parlano chiaro: il numero di palloni presi sul naso o sugli occhiali, che porto fin dalla prima elementare, eguaglia o addirittura supera il numero di canestri realizzati!

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  Stagioni 1976/77 - 1977/78 - 1978/79 - 1979/80 - 1980/81

Ottobre 1976, cinque anni appena compiuti, metto piede in un campo di basket con una tuta vecchia, riciclata da un parente. L'istruttore è il prof. Emanuele Sgarlata, in seguito allenatore della Virtus e poi General Manager negli anni della serie A2. Negli anni successivi ho come istruttore anche il prof. Francesco "Ciccio" Recupido, papà di Gianni, oggi anche lui allenatore. Alcuni miei detrattori narrano che i miei movimenti in campo fossero completamente avulsi dall'azione e dal pallone: insomma, un modo un po' naif di interpretare il gioco.

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Fine carriera...